MITI DA SFATARE
LA STREET ART È UN’ARTE DA UOMINI?
L’arte urbana nasce spontaneamente, si appropria della strada senza chiedere il permesso. Recentemente le istituzioni si sono interessate al movimento, contattando artiste e artisti per realizzare grandi facciate. Ma coloro che non vengono ancora coinvolte in grandi opere (quello che può definirsi muralismo), dipingono sui muri, durante la notte. La componente dell’illegalità è una parte affascinante della street art, in quanto permette a chiunque di potersi prendere un pezzo di muro e donare la propria arte alla città.
Spesso però, gli stereotipi di genere tutt’ora divulgati dall’educazione patriarcale, portano le donne ad auto-limitarsi e a non sentirsi sufficientemente adeguate a ricoprire un certo ruolo di “potere”. Questo succede anche nell’arte urbana. Per questo riteniamo che sia importante incentivare l’arte femminile creando occasioni in cui le artiste possano fare rete e sentirsi a proprio agio nell’esprimere al massimo il loro talento. Solo valorizzando e promuovendo il protagonismo femminile nella street art, si riuscirà a ridurre il gender gap presente già in fin troppe discipline.
Vi dimostreremo come le street artist di tutto il mondo siano tantissime e talentuose!
GLI UOMINI VERI NON PIANGONO
Per molte bambine e ragazze l’idea di diventare scienziate, ingegnere, matematiche o fisiche sembra un’idea impossibile, perché “questo è un lavoro da uomini”.
Tra gli studenti con alto rendimento nelle materie scientifiche, solo 1 ragazza su 8 si aspetta di lavorare come ingegnera o in professioni scientifiche, a fronte di 1 su 4 tra i maschi (dati @savethechildrenitalia).
In Italia solo il 22% delle ragazze si diploma in istituti tecnici, a fronte del 42% tra i coetanei maschi e appena il 16,5% delle ragazze si laurea in facoltà scientifiche, contro il 37% dei ragazzi.
Appurato che non esistono differenze biologiche che impediscono alle donne di raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, tra i fattori che spingono le donne a non scegliere percorsi di studio scientifici ci sono aspetti sociali e familiari, primo tra tutti lo stereotipo che le materie scientifiche non siano adatte alle donne. Questo stereotipo è alimentato fin dall’infanzia visto che la rappresentazione del lavoro passa anche attraverso il gioco. Non a caso i giochi per le bambine spingono alla cura dell’altro (bambole e bambolotti), della casa (la cucina, l’aspirapolvere), o di sé stesse (gioielli, trucchi); mentre i giochi per bambini stimolano la parte più competitiva e analitica (le costruzioni, le macchine)
LE DONNE NON SCOREGGIANO
In una puntata della celebre serie degli anni 2000 “Sex and the City”, la co-protagonista Samantha Jones, durante una lezione di yoga, inavvertitamente scoreggia, ritrovandosi nell’imbarazzo più totale. Un suo collega, però, se ne prende prontamente la responsabilità.
In generale le flatulenze non sono accettate socialmente, ma ancora di più se si tratta di una donna.
Lo stereotipo che vuole le donne sempre a modo e profumate si scontra con lo stereotipo dell’uomo sciatto e maleodorante.
“L’uomo ha da puzzà”, chi non ha mai sentito questa frase? Non è vero che gli uomini hanno un odore più maleodorante rispetto alle donne, ma solo un odore diverso.
Bisogna uscire fuori dallo stereotipo che le donne sono per natura più profumate rispetto all’uomo o ci ritroveremo sempre costrette, anche nei momenti più intimi, a trattenere i gas intestinali, che possono causare la stipsi e di conseguenza un ulteriore disagio.
LE DONNE NON SONO PORTATE PER LE MATERIE SCIENTIFICHE
Per molte bambine e ragazze l’idea di diventare scienziate, ingegnere, matematiche o fisiche sembra un’idea impossibile, perché “questo è un lavoro da uomini”.
Tra gli studenti con alto rendimento nelle materie scientifiche, solo 1 ragazza su 8 si aspetta di lavorare come ingegnera o in professioni scientifiche, a fronte di 1 su 4 tra i maschi (dati @savethechildrenitalia).
In Italia solo il 22% delle ragazze si diploma in istituti tecnici, a fronte del 42% tra i coetanei maschi e appena il 16,5% delle ragazze si laurea in facoltà scientifiche, contro il 37% dei ragazzi.
Appurato che non esistono differenze biologiche che impediscono alle donne di raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, tra i fattori che spingono le donne a non scegliere percorsi di studio scientifici ci sono aspetti sociali e familiari, primo tra tutti lo stereotipo che le materie scientifiche non siano adatte alle donne. Questo stereotipo è alimentato fin dall’infanzia visto che la rappresentazione del lavoro passa anche attraverso il gioco. Non a caso i giochi per le bambine spingono alla cura dell’altro (bambole e bambolotti), della casa (la cucina, l’aspirapolvere), o di sé stesse (gioielli, trucchi); mentre i giochi per bambini stimolano la parte più competitiva e analitica (le costruzioni, le macchine)